Shiba Inu e Akita Inu: due anime del Giappone a confronto
In questo articolo scoprirai le differenze fisiche, caratteriali ed emotive tra Shiba Inu e Akita Inu: due razze giapponesi unite dall'origine ma diverse nell'anima. Un confronto profondo che va oltre l’aspetto.
SHIBA INUAKITA INUGIAPPONE
Carlo Gaspare
6/25/20253 min leggere
Shiba Inu e Akita Inu:
due anime del Giappone a confronto
Nel vasto e affascinante panorama delle razze giapponesi, Shiba Inu e Akita Inu rappresentano due poli opposti e complementari, due modi diversi — e profondamente autentici — di esprimere la relazione tra cane e uomo. Il loro confronto non è solo questione di taglia o temperamento: è una riflessione culturale, emotiva e simbolica che tocca le corde dell’identità e della convivenza.
Differenze morfologiche: forma ed espressione
Dal punto di vista morfologico, le differenze tra Shiba Inu e Akita Inu appaiono evidenti fin dal primo sguardo, anche per chi non ha familiarità con le razze canine. Lo Shiba Inu è un piccolo concentrato di energia compatta: misura tra i 36 e i 40 cm al garrese e pesa in media tra gli 8 e gli 11 kg. Il suo corpo è agile, tonico, proporzionato con una grazia naturale che evoca l’equilibrio della calligrafia giapponese.
L’Akita Inu, al contrario, impone con la sua presenza: può raggiungere i 70 cm d’altezza e superare con facilità i 40 kg. La sua mole non è solo questione di peso, ma di portamento: un’architettura vivente fatta di potenza contenuta e dignità silenziosa.
Entrambe le razze presentano i tratti distintivi del tipo “spitz”, tipici dei cani originari del Giappone: muso triangolare, orecchie dritte e ben orientate, occhi a mandorla obliqui e profondi, coda folta portata arrotolata sul dorso. Ma guardandoli attentamente, emergono differenze sottili e affascinanti.
Lo Shiba ha una struttura più asciutta, nervosa, con una muscolatura ben disegnata, quasi scolpita sull’osso. È un cane che sembra fatto per il movimento, per lo scatto improvviso, per l’osservazione rapida e la fuga istintiva. L’Akita, invece, ha una corporatura possente e un portamento che ispira rispetto: il torace è ampio, la testa larga, lo sguardo profondo e quasi introspettivo.
Il mantello: tra estetica e funzione
Anche il mantello racconta una storia. Entrambi possiedono un doppio pelo: un sottopelo soffice che isola dal freddo e un pelo esterno più ruvido che protegge dalle intemperie. Tuttavia, nel caso dell’Akita, questo rivestimento è spesso più denso e voluminoso, tanto da diventare criterio di selezione nelle esposizioni canine.
I colori ammessi sono simili — rosso, sesamo, bianco — ma nel manto dell’Akita la tinta è generalmente più uniforme, con sfumature morbide che ricordano la panna e il riso lucido. Lo Shiba, invece, presenta spesso contrasti più marcati, un disegno più vivido, quasi “dipingesse” la sua espressività sul corpo.
Comportamento e carattere: due filosofie
Ma è sul piano del comportamento che queste due razze rivelano il loro carattere più autentico e divergente, come se condividessero un'origine comune, ma avessero poi scelto cammini diversi lungo il sentiero della domesticazione.
Lo Shiba Inu è un piccolo ribelle dall’anima antica. Intelligente, curioso, indipendente fino all’ostinazione, manifesta tratti quasi felini: osserva con attenzione, sceglie quando avvicinarsi, decide da sé quando lasciarsi toccare. Non obbedisce per desiderio di approvazione, ma per coerenza con la propria logica interna. È un cane con cui non si comanda: si negozia, si costruisce un dialogo. Nelle sue reazioni si cela una prontezza affilata, nei movimenti una grazia rapida, nelle relazioni un senso preciso di selettività. Ama il proprio spazio, difende il territorio, e tende a diffidare degli sconosciuti. La socializzazione va costruita con costanza, pazienza e rispetto, ma una volta guadagnata la sua fiducia, lo Shiba sa essere profondamente affettuoso — senza mai diventare dipendente.
L’Akita Inu, al contrario, si muove nel mondo con la calma silenziosa di un antico guardiano. Il suo è un carattere riflessivo, solenne, a tratti meditativo. È famoso per la sua lealtà incondizionata verso una sola figura, a cui si lega con intensità quasi spirituale. Non è un cane che abbaia inutilmente o che reagisce con impulsività: preferisce osservare, comprendere, valutare. Nelle sue interazioni emerge una nobiltà interiore, una compostezza che lo rende quasi umano. Ama la routine, la tranquillità, le relazioni basate sulla fiducia e sulla coerenza. Con lui non si impone nulla: si guida con rispetto e coerenza. Non tollera l’irruenza, né la confusione. È poco propenso al gioco caotico, ma profondamente presente nel quotidiano. Un Akita educato con rispetto sarà una sentinella discreta, un compagno silenzioso che veglia sulla famiglia senza invadere lo spazio altrui. Ma attenzione: se deluso o maltrattato, può chiudersi in sé stesso, e serbare un dolore che non dimentica.
Due anime, due filosofie
Il confronto tra queste due razze rivela molto più di una semplice differenza fisica o comportamentale. Si tratta di due modi di abitare il mondo, due archetipi dell’animo giapponese che si esprimono in forme diverse. Lo Shiba è un giovane esploratore, impulsivo, pieno di vita e di sfide. È il cane della libertà, della scoperta, dell’autonomia. Il suo sguardo scintilla di curiosità, la sua energia chiede spazio. L’Akita è un samurai antico, silenzioso, fedele a un codice invisibile. È il cane della memoria, dell’onore, della presenza silenziosa. Dove lo Shiba corre, l’Akita contempla. Dove il primo sfida per conoscere, il secondo vigila per proteggere.
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